“Sei Giorni”
di Gabriele Ottaviani

Mi ritrovai in ginocchio, le palpebre serrate, le mani a tappare le orecchie. Per non vedere. Per non ascoltare.

Sei giorni, Stefano Valente, Graphofeel. La guerra è il male, si sa. E dietro l’angolo, a un attimo da casa nostra, in un passato non remoto, dato che i decenni sono granelli di sabbia nella clessidra della storia, se n’è combattuta una fra le più feroci. Connotata da una pulizia etnica aberrante i cui segni sono ancora evidentissimi, veri e propri marchi a fuoco sulla pelle e nei paesaggi: Stefano Valente, con prosa potente, colta, scabra e avvincente, racconta, come da sottotitolo, di Iacopo, l’Educatino che tornò a piedi insieme al violento e crudele Gabro, compagno di trincea, attraverso un paese devastato, l’immaginaria Češnekia dove si parla una sorta di fittizio serbo-croato-sloveno che combatte con un’altra terra mai nominata e di pura invenzione anch’essa. Ma si può parlare ancora davvero in questi nostri tempi di pura invenzione? E di fine della guerra? Da leggere.

[da 20 novembre 2018]


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